Uno dei parametri fondamentali per valutare il livello di civiltà di un popolo ed al tempo stesso la qualità della vita di un cittadino, è indubbiamente rappresentato dalla esistenza e dall’efficienza o meno degli istituti di democrazia.
Questo termine, carico di valori, talvolta abusato e mistificato, evoca inevitabilmente lo splendore della civiltà greca, dal quale trae etimologicamente origine col significato di governo del popolo, concetto questo che, nel passato ellenistico come anche nel presente ipertecnologico, appare indissolubilmente legato al voto, strumento ed immagine di quella democrazia che costituisce il fondamento di ogni Stato che intende modulare i programmi della propria politica sulla base delle scelte liberamente manifestate dai cittadini.
Di qui l’importanza di un voto libero, non solo dai condizionamenti e dalle pressioni di partiti o di fazioni, ma concretamente libero, in quanto reso possibile a tutti gli aventi diritto, senza che impedimenti strutturali o architettonici ostacolino l’effettivo esercizio del correlato diritto, costituzionalmente riconosciuto e garantito. Quindi un voto libero ed un voto agevole nel senso di preservare il cittadino da disagi ed attese insostenibili e tali da indurlo a disertare l’appuntamento con la democrazia, bene irrinunciabile ed ancora più prezioso nei Paesi ove esso è negato o compresso.
Per una volta non si vuole dibattere sui massimi sistemi elettorali, sull’eterno confronto tra maggioritario e proporzionale, sulla valenza e sulla praticabilità dei sistemi misti; in questa sede si vuole affrontare un tema solo apparentemente di rango inferiore a quello dottrinale in senso stretto, e che riguarda il concreto esercizio del diritto di voto in condizioni strutturali ed ambientali ottimali, obiettivo comune a tutte le nazioni civili e democratiche.
In Italia quella che era la Direzione generale dell’Amministrazione civile del Ministero dell’Interno, e nello specifico, la direzione centrale dei Servizi elettorali, ha avviato a più riprese studi e progettazioni finalizzate a migliorare la funzionalità dei seggi elettorali.
Le strategie innovative per pervenire ad una procedura di voto più spedita passano, in attesa dell’avvento del voto elettronico, per tre direttive principali: l’eliminazione del vecchio certificato elettorale, già conseguita con l’introduzione della tessera elettorale personale, l’aumento delle cabine elettorali all’interno della sezione e la realizzazione di un percorso più fluido dell’elettore all’interno del locale adibito a seggio.
Grazie alla tessera elettorale è stato definitivamente archiviato il vecchio certificato elettorale e sono state eliminate le operazioni connesse allo strappo ed al conteggio dei tagliandi elettorali, che per decenni hanno impegnato gli scrutatori in un defatigante impegno da certosini. Quindi il primo gradino della scala che conduce al seggio ideale può dirsi raggiunto grazie ad una innovazione che, oltre a consentire un significativo risparmio per le casse dello Stato, ha scardinato la complessa procedura della consegna dei certificati elettorali ai cittadini, eliminando inoltre i reiterati e logoranti controlli ai quali dovevano provvedere i componenti dei vari seggi.
Il secondo step per presentare al cittadino italiano del terzo millennio una sezione elettorale moderna ed efficiente passa inevitabilmente per l’aumento delle cabine, che rappresentano la parte più ingombrante dell’arredo del seggio. Peraltro le ultime elezioni politiche hanno messo in evidenza nuove problematiche: a) la diversa competenza di alcune sezioni elettorali ha talvolta portato ad un aumento del numero dei votanti; b) l’alto numero di schede ha allungato i tempi di voto – compilazione delle stesse e loro inserimento nelle urne – c) si è verificata un’ abnorme dilatazione dei tempi di attesa, con un serio impatto sull’andamento delle operazioni di voto. Tali considerazioni impongono di incrementare la “ricettività elettorale” portando a quattro il numero delle cabine di ciascuna sezione elettorale a cominciare dalle città più popolate, con conseguente variazione del modello stesso delle cabine e della organizzazione logistica delle stesse, che dovrà garantire l’accesso all’elettore dalla parte anteriore. Tale disposizione produce infatti i seguenti vantaggi:
1) quattro cabine possono essere affiancate ad un unico muro dell’aula; 2) le cabine non necessitano di un corridoio “di rispetto” tra l’una e l’altra per l’accesso degli elettori; 3) la riservatezza del voto risulta facilmente controllabile; 4) la sicurezza delle persone che stanno votando può essere meglio controllata; 5) i percorsi degli elettori sono ridotti al minimo. In questa nuova allocazione delle cabine è fondamentale garantire facilità di accesso e di voto per le persone disabili; la legge prevede dimensioni precise al riguardo e deve comunque essere assicurato che una carrozzella standard possa entrare e muoversi nell’ambito della cabina elettorale. Ovviamente è sufficiente che una sola delle quattro cabine offra questa possibilità. Ulteriore oggetto di studio da parte degli esperti del Servizio elettorale concerne la tipologia della cabina in riferimento alla possibilità, per il disabile, di ruotare o meno la carrozzella, elemento che non può prescindere dalle misure dei locali entro i quali tale cabina speciale e le altre tre ordinarie dovranno essere alloggiate. La scelta se accorpare o meno le cabine e come accorparle, sarà demandata ai responsabili territoriali delle sezioni elettorali, in funzione dei locali effettivamente disponibili. All’interno della cabina elettorale riveste inoltre grande importanza la struttura e la dimensione di un piano di appoggio; un largo piano d’appoggio consente di appoggiare comodamente una borsa, di gestire con ordine la successione delle schede e soprattutto di tenere le schede separate evitando così il rischio di invalidazione del proprio voto a causa dei segni prodotti dalla copiatività della carta. Un piano regolabile nel senso dell’altezza renderà più agevole il voto per le persone impossibilitate a scrivere su ripiani troppo alti. Gli studi avviati dal servizio elettorale del Ministero dell’Interno oltre ad analizzare le componenti strutturali delle sezioni, anche nel dettaglio come abbiamo visto, hanno riguardato anche le variazioni dei tempi di attesa degli elettori in base a due variabili fondamentali, quali il numero delle cabine ed il numero delle schede. Lo studio offre risultati di grande utilità soprattutto per gli addetti ai lavori e gli esperti che possono mettere a confronto le ipotesi considerate, con particolare attenzione al risultato “eccellente” che viene a determinarsi allorché l’attesa dei cittadini è zero in presenza di quattro cabine e due schede, rispetto alla situazione “inaccettabile” che si registra quando l’attesa supera i sessanta minuti ed è determinata dalla presenza di sole tre cabine a fronte di cinque schede per il voto. La disponibilità della quarta cabina, alla luce di tutti i casi esaminati in tale studio di settore, sembra in definitiva garantire sempre e comunque una situazione “sopportabile” per il cittadino - elettore, anche in presenza di un numero elevato di consultazioni e quindi di schede.
Circa la struttura della nuova cabina elettorale, il modello preso in considerazione sembra in grado di fornire vantaggi diretti ed indiretti. Si è visto come l’incremento del numero delle cabine da tre a quattro imponga che queste siano rispetto alle precedenti meno ingombranti e pesanti ,, più snelle e funzionali ed inoltre più semplici nel montaggio. Ebbene la nuova cabina, formata da tubolari snodabili, leggeri e resistenti, facilmente assemblabili, presenta tutti questi requisiti; questa si trasporta peraltro facilmente in una sacca, si monta in poco tempo, garantisce la segretezza del voto ed è più fruibile dai disabili, in quanto che dispone di un piano regolabile a seconda delle esigenze. Non si può escludere a priori che gli stessi scrutatori, in considerazione della semplicità delle nuove strutture delle cabine, possano in futuro provvedere all’assemblaggio e al montaggio delle stesse, con risparmio di tempi, di procedure e di costi per la Pubblica Amministrazione.
Da ultimo, la nuova cabina risulta esteticamente più gradevole nella forma e nei colori rispetto al passato, pur conservando la sobrietà dell’insieme come si addice a tutto quanto sia riconducibile all’apparato istituzionale. Ma la ricerca del seggio ideale non si ferma qui. Infatti l’attività di studio dei Servizi elettorali del Ministero dell’Interno ha rivolto l’attenzione ad un terzo elemento, apparentemente trascurabile, che invece si è rivelato particolarmente significativo: si tratta del percorso che compie l’elettore nell’ambito dei locali adibiti a seggio e nell’espletamento della procedura di voto. Fino ad oggi l’elettore, nel suo appuntamento periodico con il voto, una volta entrato nella sezione elettorale, si avvicinava all’unico tavolo del seggio, dove, accanto all’urna, erano posizionati il presidente e i cinque scrutatori. Questi, ricevuti il documento d’identità e la tessera elettorale, provvedevano alla registrazione. Ultimata questa procedura, all’elettore veniva consegnata la scheda di voto e la matita; dopo aver espresso il voto in una delle cabine, l’elettore ritornava quindi al tavolo del seggio, riconsegnava la matita, deponeva la scheda votata nell’urna e riprendeva il documento d’identità insieme alla tessera elettorale. In tutto sette fasi di un procedimento caratterizzato dal rischio di intasamento o di crash-point nella zona antistante il tavolo del seggio, ove potevano venire a contatto gli elettori che avevano già espresso il voto ed intenti al ritiro dei propri documenti, con quelli impegnati nella registrazione o diretti verso le cabine con in mano matita e scheda da votare. In quel frangente i componenti del seggio svolgevano in contemporanea operazioni diverse con soggetti diversi, nelle quali si muovevano, anche incrociandosi, oggetti eterogenei come matite, schede di voto, tessere elettorali, documenti di identità e schede votate. Il rischio di errore in simili circostanze e, quantomeno, la possibilità di un rallentamento delle operazioni stesse, appare di tutta evidenza. La fotografia di questa realtà composita all’interno della sezione elettorale ed il delineato doppio flusso, in sensi opposti, degli elettori, costituisce quella minaccia alla snellezza delle procedure di voto che ogni amministratore pubblico ed ogni cittadino intende rimuovere anche nella sua mera potenzialità.
Proprio su questa fotografia e su questa situazione si potrebbe incidere con un progetto articolato su tre considerazioni di fondo, di funzionalità lapalissiana e quindi funzionali rispetto all’obiettivo perseguito:
A) La logica impone che, togliendo alcune fasi da un procedimento, questo diventa necessariamente più snello. Nel nuovo percorso dell’elettore la registrazione si esaurisce in un unico approccio con i componenti del seggio che riconsegnano immediatamente al cittadino tessera elettorale e documento d’identità. La matita inoltre, essendo ancorata alla parte interna della cabina, non è più oggetto di consegna e di riconsegna dopo l’uso;
B) Sulla scorta degli insegnamenti che provengono dagli studi sul traffico automobilistico o dalla scienza dei flussi idrici, appare chiara la necessità di eliminare il doppio senso di circolazione degli elettori all’interno del seggio e di conseguenza trasformarlo in un andamento a senso unico. Ed ecco l’uovo di Colombo. Il progetto prevede che l’elettore, in un futuro prossimo, si rechi al tavolo del presidente di seggio (e di altri tre scrutatori) per ritirare la scheda di voto, non appena ultimata la registrazione e dopo essere rientrato in possesso di tessera elettorale e documento d’identità.Una volta esercitato il diritto di voto nella cabina (la matita è ancorata alla struttura e non è asportabile) il cittadino non tornerà al tavolo della registrazione ma si dirigerà verso un secondo tavolo, presso il quale deporrà la scheda votata nell’urna sotto lo sguardo vigile degli altri due scrutatori;
C) Collaudate strategie di lavoro suggeriscono che per rendere più snello un lavoro e meno esposto ai rischi di errore, è preferibile affidare agli addetti incarichi omogenei ovvero non troppo diversificati. Nel caso di specie significa attribuire a ciascuno dei tavoli degli scrutatori operazioni ben definite: al primo(presidente più tre scrutatori) la registrazione nel suo insieme e la consegna della scheda di voto; al secondo (i rimanenti due scrutatori) la vigilanza sulla effettiva introduzione della scheda votata nell’urna.
Il risultato di questa minirivoluzione della sezione elettorale, per quanto non ci siamo occupati di filosofia elettorale ma prevalentemente di oggetti e di soggetti protagonisti del voto nella sua concretezza, appare facilmente tangibile, a differenza di quanto spesso avviene con rivoluzioni definite di tipo copernicano. Il cittadino si muoverà nel seggio in un unico senso e senza mai dover tornare indietro; scompare la zona di intasamento ed il crash-point; le fasi procedimentali si riducono da 7 a 5; gli scrutatori svolgono sempre le stesse operazioni riducendo al minimo la possibilità di errore. L’intera procedura di voto risulta complessivamente snellita. L’uovo di Colombo è servito ed il seggio ideale è sempre più a portata di cittadino.