Certamente della chiusura della biblioteca del Viminale ne soffriranno, e molto, gli studiosi incalliti, gli intellettuali, “i topi di biblioteca”, i sofisti del mondo istituzionale, che di quei locali del piano terra conoscono ogni angolo, ogni scaffale, ogni tomo, perfino gli odori che richiamano un sapere antico e prezioso.
Ma a dispiacersene saranno anche quanti, in modo piu episodico, hanno oltrepassato l’inconfondibile porta dal vetro opacizzato ad arte per ricercare un regio decreto, un articolo di Costantino Mortati, le tesi criminalistiche del Lombroso oppure la teoria della Grundnorm di Kelsen.
A dare un colpo ai rituali di studio e di approfondimento consumati in quelle sale, a noi tutti cari, a scuotere uno dei templi della cultura cartacea non sono gli attacchi dell’informatizzazione del capitano Internet ma le regole della sicurezza sul lavoro, che impongono rigorosi parametri strutturali ed impiantistici, assolutamente inderogabili.
Il disappunto dei frequentatori piu o meno assidui della biblioteca centrale e' davvero grande: la legge 626 e del 1994, la chiusura dei locali e' datata 8 marzo 2004, festa delle donne ma non del libro; in dieci anni si poteva forse programmare una serie di interventi parziali in modo da consentire il mantenimento del servizio di consultazione e prestito libri anche se in forma ridotta.
Il personale della biblioteca lamenta un disagio ben superiore: in realta' non si e' a conoscenza di un piano definito dell’intervento in parola con la conseguenza che la professionalita' di questi veri e propri cultori della materia viene ad essere dispersa e vanificata in vari uffici amministrativi non si sa per quanto tempo.
Il mondo sindacale si e' gia mosso: una lettera sulla situazione e' stata inviata anche al Ministro dell’Interno Pisanu.
Probabilmente c’e' tempo e modo per ipotizzare una soluzione alternativa alla chiusura della biblioteca totale e soprattutto indefinita nei tempi. I 113000 volumi, inclusi libri antichi ed incunaboli di grande pregio, che costituiscono la colonna portante della biblioteca del Viminale sono un patrimonio per tutti i cittadini ma rappresentano qualcosa di piu', una sorta di bene di famiglia, un riferimento affidabile, per i dipendenti del Ministero dell’Interno, da sempre affezionati alla polvere del sapere, che rende piu' forte nel presente chi ha conoscenza profonda del passato.